Musica a Bologna, Musicisti a Bologna

RICHARD WAGNER A BOLOGNA

WAGNER CITTADINO BOLOGNESE

"Il mio cuore è sempre vicino ai miei cari concittadini di Bologna"



Onorevole sig. Sindaco,        

Mi sarà difficile, di fronte alla necessità di esser breve, di poter rinvenire acconce e sufficienti parole, per esprimere il sentimento che in me risvegliò 1’onore impartitomi da codesta illustre città.
Se da non molto tempo ebbi a significare agli italiani, amici dell’arte mia, la incomparabile gioia ond’ io fui compreso per lo splendido risultato avutosi nelle rappresentazioni del mio Lohengrin a Bologna, emmi or d’uopo di manifestare la mia grata sorpresa che a questo successo siasi voluta aggiungere persino da codeste onorevoli autorità municipali la più importante significazione, con avermi prescelto a loro cittadino onorario. E questa importante significazione deve di per se stessa apparire manifestamente chiara eziandio ai medesimi onorevoli rappresentanti della città di Bologna, attalché superfluo tornerebbe per certo, se dal mio lato mi estendessi di soverchio su tale argomento. Ciò che soprammodo mi preoccupa, si è di rendermi conto, in qual guisa io potrò corrispondere alle speranze risvegliate nei miei nuovi concittadini da quello splendido risultato.
Quante difficoltà io vi scorga, potrà Ella, onorevole signor Sindaco, facilmente riconoscere dalla circostanza, che io mi veggo più che mai vincolato per alcuni anni alla Germania, nell’intento di dedicare per intiero 1’opera mia al compimento di una intrapresa, la quale sembra al postutto dover, pressoché non altro realizzare, se non che 1’essenza, il caratteristico di un unica tendenza nazionale. Di fatti se il mio lavoro raggiungesse il voluto grado di perfezionamento, consisterebbe segnatamente in questo e cioé, di aver saputo condurre ad un indipendente sviluppo originale gli stessi germi dell’arte nazionale tedesca, la cui formazione nel campo del dramma musicale venne finora arrestata dall’influsso e dalla prevalenza dell’opera italiana.
E siccome era mestieri che io stesso mi sottraessi del tutto a siffatta influenza, importava del pari che ne facessi conoscere il danno sotto qualunque rispetto, e fu giocoforza che mi studiassi di spiegare la massima alacrità nello adempimento del solerte mio còmpito, lo che finiva col portarmi alla situazione di un antagonista contro coloro ai quali, mentre mi fregio dell’onorevole titolo di cittadino bolognese, stendo adesso con riconoscente commozione amica la mano.
E qui sembra del momento il chiarire una specie di contraddizione, la quale riguardata e giudicata superficialmente poté procurare ai miei amici italiani l’animavversione da parte della suscettività dei loro compatriotti. Di fronte a queste discrepanze, io non vorrei
vedere i miei onorevoli concittadini di Bologna esposti al rimprovero di mancanza di patriottismo, epperciò non posso per ora se non che fare appello al loro intimo sentimento il quale per certo li manderà assolti dai sospetto di tradimento, se in modo cotanto ospitale mi aprirono le porte della loro nobile città.
Questo sentimento dovrà dir loro, che non era 1’epoca più bella della nazionale floridezza e della dignità politica dell’Italia, allorquando essa inviava a tutte le Corti di Europa i suoi virtuosi di canto per allietare con una seducente abilità artistica coloro i quali mantenevano nell’infiacchimento e nella disunione Italia non meno che Germania.
Per noi tedeschi al contrario fu quell’epoca del risorgimento onde emanciparci da una ignobile condizione e dalla dipendenza di malefici influssi, quando un reduce sentimento di convenienza costrinse i nostri principi a licenziare gli evirati cantori e quelle prime donne, da cui non altro potevamo apprendere che un infelice difformazione delle nostre naturali attitudini.
Se un tedesco poteva mostrar loro, in che maniera eran per lui traducibili nella pura espressione del dramma musicale le sue proprie e naturali inspirazioni, quantunque meno brillanti, furono gli stessi miei onorevoli concittadini, i quali ebbero a giudicare che non fuvvi menzognero scambio da parte mia, e se accennai alla fusione del genio italiano col genio tedesco, m’avvisai indubbiamente di avere espresso un tal voto sotto gli auspici più prosperosi e fecondi, al riflesso dello stemma di codesta cospicua città, nel quale veggo gloriosamente campeggiare la parola Libertas, parola che io invoco ad esprimere il vivo desiderio che io nutro di appartener loro completamente.                    

Anche nella capitale della Francia le mie opere trovarono brillanti fautori ed affezionati amici, ma ben tosto mi fu forza recedere dalle speranze che questi mi avevano fatto concepire sopra Parigi, poiché riconobbi, che nel gusto francese e nelle istituzioni che lo determinano non alberga Libertas di sorta. Un francese non può comprendere ciò che non è di provenienza francese, e la prima condizione per colui che vuoi piacere ai francesi, quella si è di addattarsi ai loro gusto ed alle leggi che lo governano.
Un successo come quello del mio Lohengrin a Bologna non era neppure immaginabile in veruna città della Francia. Sotto l’usbergo soltanto della parola Libertas era possibile che un’opera, la quale anzi tutto presentavasi, e per vero dire in modo singolarmente strano, contraria alle abitudini di un pubblico, come la mia al pubblico di Bologna, potesse tosto ottenere amichevole ospitalità, al pari di una produzione del paese. Con ciò l’italiano ebbe a confermare, che la sua potenza creatrice  è sempre inesauribile, che il suo genio già un tempo rigeneratore del bello é ancora suscettibile di accogliere nuova, e benefica luce poiché soltanto chi sa e può produrre, sentesi libero da ogni ostacolo e indipendente per fare buon viso a produzioni straniere.
Mentre pertanto, onorevole signor Sindaco, io la prego coi più vivi sensi dell’animo, di presentare a codesto spettabile Municipio, la cui generosa deliberazione Ella ebbe la compiacenza di communicarmi, le più
speciali azioni di grazie per l’onore compartitomi; l’accerto che in pari tempo io mi sento animato dai più saldo proposito di rendermi degno di cotanto onore e che nulla tralascerò per metterlo ad esecuzione. In ogni modo, se non prima, ho fidanza di potermi recare nell’autunno del 1874 a fare una visita ai miei stimabilissimi concittadini e per conseguenza anche a Lei, onorevole signor Sindaco, onde confermarle con una cordiale stretta di mano quanto oggi da lungi col mezzo della presente pregiomi di significarle, e cioé che io vado orgoglioso di potermi chiamare cittadino onorario di Bologna.

Con distinta stima ho 1’onore di dirmi
Bayreuth, 3 ottobre 1872.
Dev.mo Servitore

RICCARDO WAGNER”

 

 

FONTI DEL REPERTORIO ICONOGRAFICO

Due pagine di una lettera di Stefano Golinelli a Ferdinand Hiller
Bologna, 30 marzo 1872
Kölner Stadtarchivs, Hiller-Briefnachlass

Proposta di nominare Richard Wagner cittadino onorario di Bologna
Archivio Storico del Comune di Bologna, Atti del Consiglio Comunale, 29 marzo 1872

Verbale della nomina di Richard Wagner a cittadino onorario di Bologna
Archivio Storico del Comune di Bologna, Atti del Consiglio Comunale, 31 maggio 1872.

Bologna, 1 agosto 1872
Lettera di accompagnamento di G. Malvezzi
alla nomina di Richard Wagner  a cittadino onorario di Bologna
Bologna, Archivio storico del Comune

Lettera di ringraziamento di Richard Wagner al sindaco di Bologna
per la sua nomina a cittadino onorario
Bayreuth, 3 ottobre 1872
Bologna, Civico Museo Bibliografico Musicale

Ritratto con la dedica autografa
Richard Wagner Cittadino Bolognese
in Cinquantenario wagneriano 1883-1933, a cura della Società Riccardo Wagner, Bologna 1933

 

 

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