Russi in Liguria, in “Slavia”, III, 1995, pp.187-208.

Sotto l’impero di Pietro il Grande, all’inizio del XVIII secolo, le sempre maggiori spinte verso la conoscenza delle conquiste culturali occidentali furono all’origine di un crescente interesse verso l’Italia da parte dei rappresentanti della nobiltà russa. Nel corso dei loro viaggi, questi nobili annotavano spesso impressioni e pensieri, cosicché le testimonianze che ci hanno lasciato sono piuttosto numerose. Le loro tappe preferite erano di solito le grandi città, in particolare Venezia, Roma, Firenze, Milano e Genova.Da un diario di un viaggiatore ignoto del 1697 leggiamo questa descrizione di Genova: “Genova è una grande città di mare, ma il porto non è grande. Quando siamo arrivati c'erano venti navi e sempre pronte, otto con trentadue remi, con marinai turchi e arabi prigionieri e gente del posto in punizione. Il principe è eletto a Genova dai senatori per due anni. La città è di costruzione elegante e abbastanza abitata. I senatori e le loro mogli sono portati in portantina da due uomini ciascuno, e alcuni vanno sui muli... Il giardino del principe è costruito sulla riva del mare; vi sono grandissime fontane; tre cavalli, su di essi un uomo; dalla lingua del cavallo di mezzo scorre l’acqua mentre dagli altri due l’acqua esce dalle froge; intorno a questi cavalli sono scolpiti in marmo ragazzini che bevono”. All’inizio del XVIII secolo i russi che si recavano in Italia erano soprattutto nobili, diplomatici o ambasciatori. Nell’opera “Scienza e letteratura ai tempi di Pietro il Grande” dello storico Pekarskij, è riportato il diario di un membro della nota famiglia nobile Naryskin, originaria di Pietroburgo, che era in stretti rapporti con le più importanti famiglie di Genova: “A Genova, il 21 febbraio 1714 siamo andati al ballo del principe Doria e vi siamo rimasti fino all’una di mezzanotte, dove mio fratello ha ballato e io no, perche’ a lui non faceva piacere. Il 22, martedì sera, alle sette siamo andati con Vasilij Michalovic a un ballo organizzato da alcuni giovani e siamo rimasti fino alla mezza notte...”.

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