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All'Accademia
Filarmonica
Scagliarini e Zagni omaggiano il pianoforte bologneseMusica
a Bologna, Musicisti a Bologna
Recensione
di Alberto Spano, in Alla Ribalta, maggio-giugno 1998
Fra
le programmazioni musicali bolognesi più interessanti della prima metà
dell'anno c'è senza ombra di dubbio il "Pantheon bolognese" alla sua
seconda edizione, realizzato dall'Accademia Filarmonica di Bologna in
collaborazione con l'Agimus e l'Istituzione Rossini, la direzione artistica di
Luigi Verdi e il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna: otto
concerti collocati al sabato pomeriggio presso la Sala Mozart, dal 10 gennaio al
4 aprile, otto esplorazioni fra le musiche di grandi e piccoli compositori che
furono protagonisti della cultura musicale di Bologna, che in questa città
nacquero oppure studiarono e operarono.
"Una rassegna di autori celebrati - scrive Verdi nella sua prefazione
- altri ingiustamente dimenticati, ma sempre intimamente legati alla città.
L'esecuzione dei brani - continua Verdi - è affidata prevalentemente a
musicisti di estrazione bolognese".
Un'idea tanto semplice quanto geniale. Che alle soglie del Duemila, una gloriosa
istituzione musicale come l'Accademia Filarmonica Bolognese, dedichi gran parte
della sua programmazione concertistica all'ascolto dei propri accoliti alla
musica che dal Seicento ad oggi ha fatto la storia della nostra città è
insieme un segno di rispetto e di amore per il passato e nel contempo un
servizio dovuto alla cittadinanza e alla sua cultura.
Ai presenti che hanno assistito ai due ultimi splendidi recitals pianistici, il
raro privilegio di ascoltare nel più confortevole dei luoghi bolognesi e
nell'ora più rilassata della settimana una dose massiccia di musiche
pianistiche selezionate da Verdi di autori come Mugellini, Rosa,
Ricci-Signorini, Spagnoli, Salviati, Mancinelli, Orefice, Boghen. Vi dicon
niente questi nomi? I più famosi sono Mugellini e Mancinelli, il primo per le
celeberrime revisioni bachine (e un non meno noto metodo pianistico che aprì le
porte italiane alle moderne tecniche di studio del pianoforte), il secondo per
la scia della fama che ancora si tramanda in città di famelico direttore
d'orchestra specializzato in opera (era capace di dirigere sei opere diverse in
una settimana) ed di grandissimo didatta. Artefici di questi due splendidi
concerti, due pianiste che da qualche tempo non ascoltavamo in veste di solista
e che piacevolmente abbiamo ritrovato in una loro nuova maturità tecnica ed
interpretativa, sebbene molto diverse per scelte stilistiche e carattere:
Donatella Scagliarini, un'allieva di Simonetta Ventura, affrontava la maratona
dedicata a Bruno Mugellini (1871-1912), Raffaele Salviati (1908-1968), Antonio
Ricci-Signorini (1867-1963) e Melchiorre Rosa (1884-1971) con bellissimo suono,
fraseggio accurato e sensibilità per le mezze tinte. Sottigliezze espressive e
attenzione verso i più piccoli particolari sotto le sue dita ridavano vita e
colori a pagine ormai completamente dimenticate dal tempo (alcune giustamente,
altre forse meno) che portano titoli come "Dianzi ad una bimba
morente", "Abbandono", "Marosi", "Salendo il colle
S. Ilario", "Fanciulla malata", "Ritorno dal pascolo".
Molti orecchiamenti a Chopin, un po’ di Mendelssohn, molto Debussy, un po’
di Scriabin.
Più immediato e bruciante il pianismo di Raffaella Zagni, allieva di Ernestina
Argelli e figlia d’arte, che legge le pagine di Luigi Mancinelli (1848-1921),
Giacomo Orefice (1865-1922) e Felice Boghen (1869-1945) con spirito
improvvisativo e sicura tecnica d’affondo: una bella e grintosa musicalità la
sua, capace di rendere lo spirito di una pagina anche al primo, immediato
approccio. E’ stato il caso, ad esempio, dei brani dell’opera Isora
di Provenza di Mancinelli (Danza delle dee, Danza delle nove Muse e Finale
Scherzo) e, soprattutto, la serie ascoltata di sei dei notevoli Preludi
del mare del vicentino Giacomo Orefice, raffinato allievo di Mancinelli, una
cui opera, Consuelo, vincitrice del
Concorso Baruzzi, fu in prima assoluta al Comunale di Bologna il 27 novembre
1895 e meriterebbe forse di essere ripresa anche in tempi moderni.
Alberto
Spano
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