Luigi Verdi, Aleksandr Nikolaevič Skrjabin, L’Epos, Palermo 2010, pp. 481

Recensione di Piero Mioli, in Amadeus, XXIII, 8, agosto 2011


Fra il gruppo dei Cinque e Stravinskij i conti della musica russa non tornano senza Skrjabin e Rachmaninov. Nato nel 1872 (l'anno prima di Sergej) e mancato nel 1915, Skrjabin fu straordinario pianista e autore di non tanta ma sempre significativa musica sinfonica. Oggi lo rappresenta in Italia la nuova fatica musicologica di un suo adepto della prim'ora, che intercala la biografia e la descrizione delle opere con un ampio capitolo sul pensiero estetico e filosofico. E ce n'è bisogno, se la Prima sinfonia termina con un Inno all'arte, il Poème de l'extase elabora nove temi, il Promethée pretende orchestra, pianoforte, organo e una "tastiera luminosa" (un apparecchio non musicale volto a illuminare suggestivamente il luogo d'esecuzione) sopra un accordo "sintetico" o anche "mistico" che balza dalla stratificazione di cinque intervalli di quarta. Sono musiche dense e liquide insieme, ferratissime di forma (dalla sonata al rondò), spasmodiche d'espressione, sorte dalla stessa cultura postwagneriana, simbolistica, sinestetica di Mahler. Musicista altrettanto problematico, davvero Skrjabin merita anche tutte le pagine su tradizione esecutiva, discografia storica e condizione critica che una volta per tutte gli ha dedicato l'esemplare monografia.

 

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