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Luigi Verdi, Kandinskij e
Skrjabin.
Realtà e utopia nella Russia pre-rivoluzionaria,
Akademos & Lim, Lucca,
1996
Recensione
di Piero Santi, in Civiltà musicale, 25, XI, 3, 1996, pp.88.
Il
libro di Verdi fornisce la cronaca e la documentazione più ricche fin qui
apparse in Italia su Skrjabin nella cultura russa del suo tempo, segnatamente in
ordine ai rapporti fra la musica e le altre arti (letterarie, visive,
coreutiche, architettoniche) entro le visioni simboliste ed esoteriche proprie
dell’epoca, inerenti al fenomeno della sinestesia.
La vita culturale russa dei primi anni del Novecento, visti attraverso l’opera
di due artisti quali Skrjabin e Kandinskij, per molti versi emblematica di quel
periodo, appare come un momento fondamentale e determinante per tante esperienze
artistiche successive. A codesta vita dedica Verdi la sintetica Introduzione alla
sua trattazione, mentre ad alcune delle esperienze successive, che a quella di
Skrjabin e di Kandinskij possano in qualche modo essere riferite, riserva un Finale
“in margine”, ove si annotano, sempre con abbondanza di citazioni, le
affinità fra gli artisti russi della coeva “età d’argento”,
l’influenza del musicista nella Russia post-rivoluzionaria, la ricerca sul
suono-colore al Bauhaus di Weimar, scuola nella quale Kandinskij insegnò dal
1922, infine il rapporto suono-colore in alcuni compositori del ventesimo
secolo, tra cui si elencano brevemente Alaleona, Bartok, Bliss, Slavenskij,
Frazzi, Vysnegradskij, Messiaen.
Quanto alla materia propria del libro, essa viene distribuita in tre parti (Alle
origini, Suoni e colori, Sintesi fra le arti) a loro volta suddivise
ciascuna in sette capitoli, “quasi a voler sottolineare - dichiara l’autore
- anche nella sua partizione, l’importanza dei simboli numerici nell’opera
di Skrjabin e di Kandinskij”. Completano il lavoro un essenziale apparato di
illustrazioni e una nutrita bibliografia.
Piero
Santi
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