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Luigi Verdi, Aleksandr Nikolaevič Skrjabin,
L’Epos, Palermo 2010, pp. 481
Recensione di Davide Giordani, in Slavia, XX, 3,
luglio-settembre 2011, pp-222-224.
“Skrjabin (1872-1915) - dice l'Autore nell'introduzione - è il compositore russo
che meglio rappresenta l'ansia di rinnovamento della cultura europea alle soglie
della prima guerra mondiale e della rivoluzione d'ottobre. Egli fu non soltanto
un compositore geniale, ma un pensatore fecondo e originale, una figura
affascinante e provocatoria, attento osservatore ed emblematico testimone della
sua epoca”. Oggi la grandezza di Skrjabin è ampiamente riconosciuta. Fin dai
primi anni di studio egli compose in uno stile personalissimo (che nel tempo si
sarebbe evoluto diventando sempre più individuale) proprio del suo animo e della
sua personalità.
Il volume si presenta in 481 pagine, che affrontano ogni aspetto della figura
compositore. Diviso in sei capitoli, inizia con un'approfondita disamina sulla
vita di Skrjabin, partendo dalla giovinezza, con un'accurata descrizione sulle
origini della sua famiglia, la formazione musicale, gli insegnanti ed i compagni
del conservatorio di Mosca (tra cui Sergei Rachmanivov, la cui fama fu di eguali
proporzioni di quella di Skrjabin).
Dagli anni di studio si passa alle prime importanti composizioni, i rapporti con
gli editori che iniziarono a pubblicare le sue opere. Benchè i lavori di
Skrjabin siano prevalentemente pianistici, il libro tratta ampiamente anche
della musica sinfonica, con gli interpreti, le esecuzioni e le reazioni del
pubblico al loro apparire. Skrjabin fu per un periodo di tempo anche insegnante
di pianoforte al conservatorio di Mosca; non mancano nel libro importanti
testimonianze degli allievi sul loro rapporto con lui, l'insegnamento e lo
svolgersi delle lezioni. Proseguendo nella lettura, si passano a descrivere i
vari viaggi di Skrjabin per l'Europa (compresa l'Italia) e in America,
concentrandosi sulla progressiva evoluzione del suo stile compositivo fino alle
composizioni più armonicamente ardite: ancora al giorno d'oggi le composizioni
dell'ultimo periodo stilistico di Skrjabin non sono compiutamente comprese, e
costituiscono materia di studio e di approfondimento per compositori, interpreti
e musicologi: si giunge così a quella che doveva essere la “summa” del pensiero
musicale di Skrjabin, il “Mistero”, un’opera rimasta incompiuta in cui tutte le
arti, fuse in un solo insieme, avrebbero permesso allo spettatore un esperienza
che non si sarebbe fermata all'ascolto, ma che avrebbe coinvolto tutte le
“seduzioni dei sensi” (con suoni, danze, luci e profumi).
Nel secondo capitolo “Il pensiero estetico e filosofico”, vengono esposte le
idee filosofiche del compositore, sia in rapporto con loro stesse sia in
relazione con le sue opere musicali. Se ne analizzano gli scritti, passando da
un’approfondita analisi del significato estetico del “Poema dell'Estasi” e del
“Prometeo”, proseguendo sino all'Atto preparatorio del “Mistero”. Il pensiero
filosofico ed estetico è un passagio indispensabile per comprendere
approfonditamente gli aspetti dello stile e della poetica skrjabiniana.
Il terzo capitolo “Le opere musicali”, affronta tutta la produzione musicale del
compositore, dal “Canone in Re minore” (scritto a 10 anni), fino ad arrivare ai
“5 Preludi op.74” (l'ultimo numero d'opera del compositore). Per la prima volta
in lingua italiana, tutti i lavori di Skrjabin vengono analizzati uno ad uno,
dalla musica sinfonica, fino alle dieci sonate e alle altre opere per
pianoforte, circa 200 lavori vari comprendenti studi, preludi, poemi, mazurke,
valzer, danze, fogli d'album. Per ogni brano si trova una sezione dedicata ad
aspetti di natura tecnico-compositiva e un riassunto (specialmente nei lavori di
maggior spessore) comprendente data e luogo di composizione, prima esecuzione,
carattere del brano, e informazioni di varia natura (durata, contesto, ecc).
Assolutamente degna di nota è la sezione riguardante tutte le opere postume e le
trascrizioni: era molto difficile fino ad oggi trovare informazioni riguardanti
queste composizioni minori, ed anche per le trascrizioni non esisteva ancora un
vero e prorio elenco degli adattamenti. A fine capitolo c'è una breve ma
interessantissima sezione dedicata a Julian Skrjabin, figlio del compositore
destinato anch'egli a divenire musicista, ma morto prematuramente. Poco dopo la
metà del libro, si trova l'iconografia: quarantasei immagini del compositore e
dei personaggi a lui più vicini; è un vero piacere poter vedere le persone che
hanno accompagnato Skrjabin nella sua vita, sopratutto dopo averne sentito così
tanto parlare nel libro, tutta la famiglia del compositore, gli editori Beljaev
e Kusevickij e tanti altri personaggi. Per tutti coloro che conoscono Skrjabin
in maniera poco approfondita, sarà curioso scoprire interessanti particolari
sulle esecuzioni dei suoi lavori nel capitolo che segue: “Tradizione esecutiva e
discografica”. Il capitolo non si occupa esclusivamente dell'intepretazione dei
lavori skrjabiniani da parte del compositore stesso, ma si estende a tutti gli
interpreti che negli anni hanno contribuito ad un arricchimento delle diverse
possibilità interpretative, soprattutto dei lavori più importanti. Tra questi
interpreti si possono annoverare Rachmaninov, Fejnberg, Neuhaus, Richter; ma
anche interpreti italiani come Gino Gorini, Pietro Scarpini, Massimiliano
Damerini.
Nell'ultimo capitolo del libro “Orientamenti della critica”, si passano in esame
soprattutto le diverse e contrastanti opinioni della critica che si sono
succedute nel corso degli anni: il capitolo propone un riassunto di articoli
tratti da libri, giornali, programmi di concerto di noti critici italiani quali
Luigi Rognoni, Edward Neill, Franco Abbiati, Enzo Restagno, Giovanni Ugolini.
Nel capitolo è contenuto anche un elenco di concerti storici di musica sinfonica
di Skrjabin svoltisi nelle principali città italiane. A fine libro è proposta la
traduzione dei testi poetici di Skrjabin: l'opera teatrale incompiuta, il “Poema
dell’estasi”, e l'Atto Preparatorio del “Mistero”), e poi Note bibliografiche,
Indice delle Opere e Indice dei Nomi.
Il libro è scritto in modo perfetto; nonostante le quasi cinquecento pagine, non
si avverte alcuna fatica nel leggerlo. La suddivisione in capitoli specifici
permette una lettura che può iniziare anche dalla fine. L'uscita di questo libro
rappresenta una preziosissima possibilità per scoprire o approfondire una
personalità più unica che rara che ha lasciato una traccia indelebile nel mondo
della musica e dell’arte; l'indiscutibile l'importanza e la strabiliante
profondità e ricchezza di idee tramandata dal compositore meritano un rispetto
ed una considerazione che il libro ha il merito di mettere in evidenza.
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