Piano Liszt. Un secolo di cinema con Franz Liszt. Montaggio e Regia di Francesco Leprino e Luigi Verdi
Un progetto ideato da Luigi Verdi. Documentario, Italia, 2011-2012.
Una produzione Al Gran Sole. Conservatorio di Milano

Recensione di Ermanno Comuzio, in Cineforum, n. 514, LII/4, maggio 2012, p. 94


Tutti i grandi musicisti del passato hanno avuto ampia ospitalità sullo schermo. Beethoven, Ciaikowskij, Verdi, Puccini, Wagner, in prima linea. E Liszt? E’ inimmaginabile la quantità delle occasioni in cui Franz Liszt ha bussato alla porta del cinema; o, per dir meglio, la quantità delle volte in cui Liszt è stato tirato dentro a prepotenza nella porta magica delle immagini in movimento.
Lo dimostra un eccezionale DVD approntato in occasione del duecentenario della nascita del grande musicista ungherese da Francesco Leprino, musicologo attivo nel campo dei video musicali, e da Luigi Verdi, musicista insegnante al Conservatorio di Roma,; è quest’ ultimo che ha compiuto sull’ argomento – su idea dell’ Istituto Liszt di Bologna – una ricerca filmica durata tre anni. Il risultato è un video di 123 minuti che assomma brani più o meno lunghi di qualcosa come 300 film. Ci sono titoli italiani, americani, francesi, inglesi abbastanza noti anche da noi, ma, sorprendentemente, anche diversi realizzati in tempi e luoghi da noi lontani, cose mai arrivate sui nostri schermi. Dico per esempio di astrusi film ungheresi, russi, messicani non solo del sonoro ma anche del periodo muto, sonorizzati. Qualche titolo: ci sono un giapponese Kimi ona sakasu (t.l. “Uno strano Circo”), un messicano La huella macabra (t.l.”La danza macabra”), un russo Kosmichevskij reys: fantatisheskaya  novella, un francese Par ordre du zar… E sono incredibili, a volte con risultati surreali, i diversi modi con cui Liszt è stato utilizzato; naturalmente nei film a contenuti romantici, drammatici, storici (compresi quelli biografici concernenti non solo il nostro musicista ma anche Wagner e Chopin, con cui lui ha avuto a che fare), ma anche negli western, nei film bellici, nell’ horror, nella fantascienza. E poi lo sentiamo condito in tutte le salse, suonato, cantato, danzato, complici personaggi come Paderewski, José Iturbi, Duke Ellington, Fred Astaire, Harpo Marx… Senza dire dell’ appendice dedicata al Liszt dei cartoons. Ma guarda un po’ – talvolta siamo costretti a dire -  la musica di questa sequenza è di Liszt! Chi se lo ricordava più, o chi lo avrebbe detto, che questa canzonetta o questo brano jazzistico  risalivano al Nostro!
Il risultato, meglio ancora per chi sa di cinema e sa riconoscere i volti degli attori, è di grande divertimento, E’ una cosa seria, che ha richiesto un lavoro faticoso, sia chiaro, ma per chi guarda lo spasso è assicurato, anche per quella certa dose di malizia che sovrintende al  montaggio dei materiali. Tale montaggio accosta, alterna, paragona le situazioni più diverse, sia pur rette dallo stesso brano musicale, e senza bisogno di commenti parlati i risultati parlano da soli. Occorre dire che il criterio conduttore non è la tipologia dei film né la cronologia, bensì la successione dei brani lisztiani: si va da quello più gettonato, la Rapsodia Ungherese n.2, al Sogno d’ amore n.3, ai Préludes sinfonici e via via a quelli meno noti. Ed è comunque una maiuscola occasione audiovisiva in senso proprio.

 

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