Schizzi e abbozzi autografi della Manon Lescaut di Puccini: tra torre del Lago e Bologna, in Florilegium Musicae. Studi in onore di Carolyn Gianturco, a cura di Patrizia Radicchi e Michael Burden, Pisa, ETS 2004, pp. 239-256.

I documenti relativi all’attività creativa di Puccini oggi sono in parte inaccessibili, in parte si trovano in biblioteche e in raccolte private e non si dà loro l’importanza che, indiscutibilmente, spetta all’opera pucciniana nel suo complesso; molto deve esser poi andato involontariamente distrutto. Numerosi documenti autografi, che fino a pochi anni fa si vendevano a basso prezzo, sono ora accaparrati da collezionisti privati italiani che li considerano più un investimento finanziario che una fonte per la ricerca musicologica.[1]

Partendo dalle considerazioni di Jürgen Maehder, assumono straordinaria importanza gli abbozzi musicali della Manon Lescaut e della Madama Butterly ritrovati nel 1995 nell’Archivio dell’Accademia Filarmonica di Bologna.
Nel marzo 1996, in occasione dell’allestimento della Madama Butterfly al Teatro Comunale di Bologna, furono esposti nel foyer Respighi dello stesso teatro i manoscritti pucciniani di quest’opera, corredati di una esplicazione descrittiva che ne rendeva agile ed intelligibile la lettura e la corretta interpretazione[2]. La mostra fu poi riproposta al Teatro del Giglio di Lucca, nel febbraio 1997. L’evento suscitò una forte eco fra i maggiori studiosi pucciniani e la nipote del maestro, Simonetta Puccini, auspicò in quella occasione che una parte dei manoscritti pucciniani conservati a Bologna potessero essere in qualche modo ricollocati nella loro sede originaria, cioè a Torre del Lago. Nel 2003, a seguito di un amichevole accordo, i manoscritti relativi a Manon Lescaut, Le Villi e Crisantemi vennero consegnati a Simonetta Puccini, mentre l’intero corpus relativo alla Madama Butterfly rimase all’Archivo dell’Accademia Filarmonica.
I manoscritti della Manon Lescaut consistono in trentasei pagine irregolarmente distribuite su venti fogli di carta:[3] trentuno pagine rappresentano un corpus unitario riguardante la sezione centrale del primo atto, tre, nettamente separate dal resto, fanno parte di un abbozzo del finale dello stesso atto, mentre altre due, su un foglio singolo da 24 pentagrammi, recano appunti scarsamente leggibili e pieni di cancellature, con frasi scherzose anch’esse di pugno del musicista.   



[1] Jürgen Maehder, Il processo creativo negli abbozzi per il libretto e la composizione, in Puccini, a cura di Virgilio Bernardoni, Il Mulino, Bologna 1996, pp. 287-288.

[2] Luigi Verdi, I manoscritti di Madama Butterfly nell’archivio dell'Accademia Filarmonica di Bologna, in Madama Butterlfy, a cura di Silvia Camerini, Nuova Alfa Editoriale, Bologna 1996, pp. 57-90.

[3] Una  descrizione di questi autografi pucciniani si trova in Dieter Schickling, Giacomo Puccini.Catalogue of the Works, Barenreiter, Kassel 2003, pp. 177-9.  

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