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Kandinskij e la musica, in “Civiltà musicale”, 26, 1996, pp.59-90.
Dopo aver compiuti gli studi universitari di Giurisprudenza ed essersi specializzato in Economia politica, a circa trent’anni Kandinskij decise di dedicarsi esclusivamente alla pittura; sin dalla giovinezza aveva studiato musica, giungendo a suonare discretamente il violoncello e il pianoforte, mentre il disegno e la pittura avevano rappresentato per lui, fino ad allora, nient’altro che un piacevole passatempo; nel 1895 la sua sensibilità artistica fu sollecitata in modo determinante dalla scoperta della pittura impressionista, in particolare de La Meule di Claude
Monet, e dalla rivelazione della musica del Lohengrin di Richard Wagner: “Senza che me ne rendessi ben conto -avrebbe scritto Kandinskij- era screditato ai miei occhi l’oggetto come elemento indispensabile del quadro. Complessivamente ebbi l’impressione che una piccola parte della mia Mosca fiabesca esistesse già sulla tela. Il Lohengrin mi parve invece una perfetta realizzazione di tale Mosca. I violini, i bassi gravi e particolarmente gli strumenti a fiato incarnarono allora per me tutta la forza di quell’ora di prima sera. Vidi nella mente tutti i miei colori, erano davanti ai miei occhi; linee tumultuose quasi folli si disegnavano davanti a me”. L’ origine moscovita di Kandinskij lo influenzò in modo determinante nel suo atteggiamento di artista. E' importante notare come Mosca rappresentasse per lui la più perfetta fusione fra suono e colore, secondo un ideale perseguito per tutta la vita. In
Rückblicke (Sguardo al passato) Kandinskij avrebbe annotato: “Mosca si fonde in questo sole, in una macchia che mette in vibrazione il nostro intimo, l’anima intera come una tuba impazzita. No, non è questa uniformità in rosso l’ora più bella! Essa è soltanto l’accordo finale della sinfonia che avviva intensamente ogni colore, che fa suonare Mosca come il fortissimo di un’orchestra gigantesca...”.
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